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Il mio piccolo GENIO


A 2 anni possono parlare in modo corretto e fluente, scegliendo con cura ogni vocabolo o decidere di attendere fin quando si sentono sufficientemente competenti.

A 5 possono interrogarsi sulla lealtà, la giustizia e la morte. Incredibilmente curiosi, imparano spesso a leggere e a scrivere da soli e velocemente tutto quello che li appassiona.

La loro mente viaggia rapidissima ma il mondo, soprattutto quello dei coetanei, a volte non riesce a seguirne gli interessi: ecco l’universo dei gifted, i bambini plusdotati o ad alto potenziale



Intervista a:

Maria Assunta Zanetti

• Docente di Psicologia, Università di Pavia

• Direttore del Laboratorio Italiano di Ricerca e Sviluppo del Talento, del Potenziale e della Plusdotazione, LabTalento, Pavia

Elisa Tamburnotti

• Psicologa, LabTalento, Pavia


di Luisa Castellini


Dici: genio. E pensi all’eccezione. Poi scorri le pagine web del Laboratorio del Talento di Pavia e ti rendi subito conto che forse non è così. Quanti sono i bambini plusdotati? «Si calcola che ce ne sia uno in ogni classe. Si tratta del 5% degli allievi: una percentuale maggiore dei bambini con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento)» spiega Maria Assunta Zanetti, fondatrice del primo e maggiore riferimento italiano sulla plusdotazione. «Negli ultimi tempi la sensibilità al tema è molto cresciuta - spiega Elisa Tamburnotti, psicologa del LabTalento. Oggi riceviamo molte richieste da genitori di bimbi anche in età prescolare, che trovano presto segnali di plusdotazione nella precocità verbale, ma non solo, così come un netto anticipo delle tappe di sviluppo e una grande sensibilità verso questioni esistenziali». Alcuni sembrano avere uno smisurato bisogno di apprendimenti sempre più complessi. Altri non smettono di alzare la mano in classe, «di chiedere di più e essere autonomi nell’apprendimento: spesso sono appassionati di scienze, precisi e orgogliosi, puntano in alto e non tollerano le proprie debolezze». Sono i bambini che amano stare con gli adulti più che coi coetanei, che spesso non riescono a seguirli nei loro interessi. Questo è uno dei problemi più grandi: «l’incapacità del bambino di sintonizzarsi coi coetanei con cui stenta a trovare canali di condivisione» prosegue Tamburnotti. Un momento… problemi?


Un dono che va ben gestito

Pensare alla plusdotazione significa mettere da parte gli stereotipi del «piccolo genio che ce la può fare da solo, che deve avere pazienza e imparare ad aspettare. È indispensabile, invece, avere strumenti adeguati per permettere un sano sviluppo e saper coltivare l’aspetto relazionale aiutandoli a sviluppare stima e fiducia». Un esempio pratico? «Un bimbo ad alto potenziale spesso mette in crisi l’insegnante perché obbliga a riflettere e ripensare il modo in cui si lavora» prosegue Zanetti. La scuola è spesso il momento in cui i nodi vengono al pettine e si intensifica la ricerca di supporto da parte dei genitori. «Spesso il bambino soffre vissuti di solitudine nel contesto scolastico ed extrascolastico essendo “più avanti” dei coetanei. Al LabTalento proponiamo diversi tipi di attività per genitori e bambini di 3-5 anni: è importante guardare il bimbo con le lenti giuste e sostenere il suo sviluppo senza fare pressione ed evitare di essere troppo spinti sulla dimensione cognitiva. Occorre aver cura di quegli aspetti in cui può avere difficoltà» racconta Tamburnotti. «Solo dai 6 anni si può pensare a una prima valutazione. Il QI potrebbe essere un’etichetta: noi cerchiamo di accompagnarli laddove ci sono segnali di un’intelligenza brillante» prosegue Zanetti. «I bambini partecipano ad attività stimolanti e i genitori seguono incontri di parent training. Stare insieme e vedere che non sono i soli a eccitarsi per la visita al reattore nucleare di Pavia o ad alzare sempre la mano è importantissimo». E poi c’è la scuola. «È importante sensibilizzare e formare gli insegnanti perché il tema è ancora poco conosciuto e affrontato, anche a Scienze della Formazione. Da qui nasce nel 2012 l’Accordo di rete La Scuola educa il Talento per formare i docenti per il riconoscimento e il supporto a scuola. Da anni stringiamo sempre più rapporti con le scuole che diventano più sensibili al tema» spiega Zanetti. «I docenti conoscono molti metodi, strumenti e strategie per sostenere un bambino con un DSA, meno invece per rispondere a un bimbo gifted». I risultati? «Nella nostra esperienza (e dai risultati dei monitoraggi RAV) quando un insegnante riesce a valorizzare un gifted non solo lo aiuta a sviluppare il suo potenziale ma può avere ricadute positive su tutta classe: è possibile adottare metodologie personalizzate in un’ottica inclusiva» spiega Tamburnotti. Un modello d’avanguardia è quello americano, paese molto attento, fin dagli anni ’60, alla plusdotazione. Il LabTalento è gemellato con centri internazionali tra cui il Renzulli Center for Creativity, Gifted Education and Talent Development (>gifted.uconn.edu). «Guardando al Modello Schoolwide Enrichment Model (SEM) che ha compiuto 40 anni e si basa sul piacere (enjoy) come leva per aumentare l’apprendimento - come la marea innalza le barche - abbiamo elaborato il modello STIMA che propone una didattica laboratoriale». A questa si affianca un supporto psico-educativo: «si lavora su espressività ed emozioni coi più piccoli ma anche con gli adolescenti. L’estraniamento è un sentimento tipico dell’adolescenza: l’essere plusdotato può acuirlo». La plusdotazione può avere anche una duplice connotazione: punti di forza o debolezza a seconda di come viene riconosciuta e supportata. È possibile che l’asincronia dello sviluppo crei situazioni di ansia e disagio emotivo» conclude Zanetti. Perché gifted o meno, sono sempre bambini e i primi a doverlo ricordare sono proprio i genitori.


 

Il modello STIMA (Scienza, Tecnica, Ingegneria, Matematica, Arte + Sicurezza, Talento, Intelligenza emotiva, Motivazione, Autostima) prevede una didattica laboratoriale per problemi, che asseconda le tappe di apprendimento secondo l’Universal Design for Learning. L’obiettivo è sviluppare il talento di tutti avendo attenzione ai contesti e alla sicurezza emotiva.


IL QUADRO NORMATIVO

La direttiva sui BES (Bisogni Educativi Speciali) è del 2012 ma solo nel 2019 è stata integrata con una nota ministeriale in cui si fa riferimento alla plusdotazione e si può anche redigere un PDP (Piano Didattico Personalizzato). Anche la Legge 107 sulla Buona Scuola prevede la possibilità di una didattica flessibile con classi di livello e percorsi di accelerazione che si trovano anche nelle Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con plusdotazione intellettiva e per lo sviluppo del potenziale e del talento a cui anche il LabTalento ha collaborato. Gli strumenti legislativi in parte ci sono già: basta saperli applicare.

 

Fonte: rivista Pharma Magazine Gennaio 2021

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