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Luisa Castellini

Medicina di genere


Italia all’avanguardia in Europa con un piano nazionale e il primo ospedale per la salute della donna

Le malattie professionali riguardano più gli uomini, ma gli infortuni durante il tragitto coinvolgono maggiormente il genere femminile. Le donne, inoltre, soffrono da 2 a 3 volte più degli uomini di depressione, non “solo” per motivi ormonali ma anche per ragioni sociali, dal multitasking alla violenza di genere. Sono alcuni dei tanti dati contenuti nell’ultimo “Libro bianco” promosso da Fondazione Onda, che ha come tema il passaggio “Dalla Medicina di genere alla Medicina di precisione”. Perché la consapevolezza delle specificità femminili, dalla prevenzione alla gestione della malattia, sono indispensabili per garantire una migliore assistenza.

Personalizzazione delle cure e centralità del paziente sono obiettivi che non possono attuarsi senza un impegno concreto verso la Medicina di genere, che «si basa sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche su fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne» spiega Francesca Merzagora, presidente Onda. Per questo «la Medicina di genere non va intesa come una branca della Medicina, ma come un approccio da applicare a tutte le discipline mediche». Da qui l’importanza dell’emanazione del Piano nazionale per l’applicazione e diffusione della Medicina di genere, il primo in tutta Europa, e del nuovo orientamento verso la salute della donna dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano.

Due segni tangibili di un cambiamento culturale che da anni raccoglie evidenze scientifiche. Qualche esempio? Oltre a soffrire maggiormente di depressione, la prima causa di morte delle donne è rappresentata dalle malattie cardiovascolari (48 vs 38% per gli uomini) anche se colpiscono di più i maschi (4,9 vs 3,5%). Questo per l’impatto maggiore di alcuni fattori di rischio come il fumo e il diabete. In poche sanno infatti, che pur fumando meno, bastano un terzo delle sigarette dell’uomo per avere lo stesso rischio cardiovascolare. E ancora, le donne hanno una prevalenza maggiore, da 2 a 50 volte, di malattie autoimmuni ed endocrine. Sono queste alcune acquisizioni che iniziano a determinare approcci diversi dalla prevenzione alle terapie, per anni testate solo su uomini, per una salute davvero a misura di tutti.

 

Fonte: rivista Pharma Magazine Gennaio

Foto © Depositphotos.com

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