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  • Luisa Castellini

Sindrome dell’occhio secco


Bruciore, arrossamento, fotofobia: i primi sintomi, gli esami e le cure

La sindrome dell’occhio secco colpisce il 90% delle donne in menopausa e il 25% della popolazione over 50 ma è ancora tra i disturbi più sottovalutati e ignorati della società moderna. I suoi costi sociali destano preoccupazione poiché limita fortemente la vita di coloro che si trovano in condizione di doversi curare in maniera cronica. Per scoprire se una persona soffre di questa patologia, la scienza mette oggi a disposizione strumenti di diagnosi estremamente precisi. Di questo e di molto altro si discute durante il mese della prevenzione e diagnosi dell’occhio secco. Un’iniziativa promossa dal Centro Italiano Occhio secco con una campagna di screening e la possibilità di prenotare una visita gratuita fino al 14 giugno. Tutte le info su: centroitalianoocchiosecco.it

La sindrome dell’occhio secco è una patologia che determina un’alterazione del delicato equilibrio che regola la secrezione e la distribuzione del film lacrimale, una struttura liquida che ricopre la congiuntiva palpebrale bulbare e la cornea al fine di lubrificare e proteggere l’occhio. I sintomi principali sono: fastidio, bruciore, secchezza oculare, arrossamento, sensazione di corpo estraneo, secrezione, fotofobia, dolore e difficoltà ad aprire gli occhi al mattino. Tra le cause principali vi sono il drastico aumento delle temperature ambientali, il vento, lo smog, le sostanza tossiche disperse nell’aria, gli stili alimentari e di vita scorretti, l’abuso di farmaci, i forti stati di stress e le disfunzioni metaboliche ed ormonali dovute all’età. I fastidi derivanti dall’occhio secco tendono a divenire più frequenti con il passare degli anni, ma se nei primi 7-8 anni dopo la menopausa il disturbo è controllabile dopo tale periodo l’involuzione delle ghiandole lacrimali diventa irreversibile. Per questo è importante fare una diagnosi tempestiva, oggi possibile con esami sofisticati quali l’interferometria del film lacrimale, la biomicroscopia digitalizzata, la meibografia e il test di Schirmer. Tutti gli esami sono eseguibili con metodi non invasivi e risultano fondamentali per prescrivere le opportune terapie, dai sostituti lacrimali biologici agli anti-infiammatori fino ai trattamenti con luce pulsata, Lipiflow o di occlusione dei puntini lacrimali.

 

Fonte: rivista Pharma Magazine Giugno 2019

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