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Acqua & Salute


La nostra vita sarebbe impossibile senza questo elemento, ma la sua presenza deve essere il più possibile bilanciata per garantire l’efficienza dell’organismo: l’equilibrio idrico, i meccanismi di compensazione e le acque minerali


Intervista a Carmela Bagnato

• Specialista in Nefrologia e in Scienze dell’Alimentazione

• U.O. Nutrizione Clinica e dietetica, Ospedale Madonna delle Grazie, ASM-Matera

• Segretario Nazionale Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica


di Luisa Castellini



“L’equilibrio idrico è il rapporto tra liquidi in entrata e liquidi in uscita nell’organismo” spiega Carmela Bagnato, Segretario Nazionale dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica. Non sempre il rapporto tra entrate ed uscite è in perfetto equilibrio: sono molte le condizioni che possono turbare questo equilibrio. Generalmente l’organismo perde liquidi con le urine, in minore misura con le feci, il sudore e la respirazione. Sono numerose le situazioni in cui le perdite di liquidi sono superiori alle entrate, in tal caso si parla di disidratazione: la diarrea, il vomito, la febbre, un intervento chirurgico, un’emorragia possono essere le più comuni”. Se la perdita e minima ed il recupero rapido non ci sono conseguenze. “Se la disidratazione persiste ed è importante, può insorgere un calo della pressione arteriosa e quindi anche una perdita di coscienza. In casi estremi la mancanza di liquidi diventa un rischio per la vita”. Il nostro organismo cerca subito di compensare la mancanza di acqua.


La sete è il primo e più noto segnale di compenso, infatti, d’estate e nelle situazioni di necessità, come uno sforzo fisico, si fa subito sentire. Ma non è l’unico, esistono altri e molto raffinati meccanismi fisiologici per compensare la perdita di liquidi. “I barocettori situati nei vasi sanguigni risentono delle variazioni di pressione. Quando la pressione arteriosa si abbassa per la mancanza di acqua, segnalano la necessità di introdurre dei liquidi”. “Vi è poi un meccanismo ormonale, mediato dai recettori presenti nell’ipotalamo, legato all’ormone adiuretina o vasopressina che impedisce ai reni di espellere troppa acqua. Anche gli ormoni secreti dalla ghiandola surrenale (il sistema renina-angiotensina-aldosterone) hanno un ruolo importante. Quando la persona è disidratata, viene implementata la secrezione di questi tre ormoni che inducono il riassorbimento di acqua e di sodio e quindi un aumento della pressione arteriosa che era scesa a causa della disidratazione”.


Accade però anche il contrario, ovvero che l’organismo accumuli troppi liquidi. L’esempio più eclatante è l’insufficienza renale: se è lieve, l’organismo riesce a compensare, ma quando l’insufficinza renale diventa grave questo non è più possibile e l’unico trattamento possibile diventa la dialisi. Un’altra condizione connessa all’accumulo di liquidi è lo scompenso cardiaco: “per compensare il cuore secerne l’ormone peptidico natriuretico atriale, che induce una diuresi maggiore e una maggiore escrezione di sodio con le urine, ma quando lo scompenso diventa grave occorrono apposite terapie”. Anche l’iperidratazione, come la disidratazione, nei casi più gravi può essere pericolosa ed essere un rischio per la vita.


A ciascuno la sua acqua

La maggior parte di noi si abitua a un’acqua e continua a sceglierla per il resto della vita, o quasi. In realtà “ in base all’età, nelle persone sane e senza patologie, può esserne utile un tipo rispetto a un altro, in relazione non solo al residuo fisso ma anche al tipo di sali minerali presenti” spiega Bagnato. I bicarbonati, ad esempio, supportano la digestione, mentre le acque solfate sono lievemente lassative e indicate nelle malattie dell’apparato digerente. Le clorurate stimolano la peristalsi e la secrezione intestinale, le ferruginose aiutano nelle anemie, le sodiche possono essere di aiuto in caso di carenze specifiche ma, ovviamente, sono controindicate per chi deve seguire una dieta povera di sodio. Il magnesio ha un effetto antispastico e antiflogistico e antistress. “Un’acqua ricca di calcio, medio-minerale, è la scelta migliore per bambini, adolescenti e mamme in dolce attesa; contro l’osteoporosi, può essere indicata anche un’acqua minerale ricca di calcio. E, ancora, un’acqua ricca di calcio e solfato di magnesio può essere utile negli anziani per sostenere un buon funzionamento del muscolo”. Considerando che in condizioni di buona salute si consiglia bere in media e almeno 1,5 litri di acqua al giorno - anche 2 in estate o quando, ad esempio, si pratica attività fisica. Considerando inoltre le varietà di acque minerali presenti nel mercato fare sempre attenzione alla scelta giusta e più adatta al nostro organismo.

 

IL CORPO UMANO

È formato per circa il 70% da acqua nei giovani adulti: negli anziani dal 60%, perché la sua presenza varia in base all’età, al sesso e al rapporto tra massa magra e grassa.


NON SONO TUTTE UGUALI

Quella che sgorga dal rubinetto, sottoposta a controlli continui dalle autorità, è microbiologicamente pura ma non è minerale. Solo questa, oltre a essere pura e cristallina, nasce da una falda sotterranea. A distinguere le acque minerali è il residuo fisso, che calcola quantità e tipologia dei sali presenti nell’acqua alla sua evaporazione a 180°. L’acqua è leggera quando il residuo fisso è inferiore a 50 mg/l; oligominerale, se inferiore a 500 mg/l; medio minerale con residuo compreso tra 500-1500 mg/l; minerale ricca quando è maggiore di 1500 mg/l.

 

Fonte: rivista Pharma Magazine Settembre 2020

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